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Fabrizi Tennis, le racchette Made in Italy

fabrizi tennis

Come tutti gli appassionati, anche io sono stato molto curioso del progetto Fabrizi, che all’inizio non ho considerato molto, perché non conoscevo, ma, man mano che diversi agonisti di alto livello hanno iniziato a rivolgersi all’azienda italiana per i propri telai, la curiosità è divenuta necessità di conoscere e scoprire come lavora una realtà simile. E con la necessità di sapere, è aumentata anche la necessità di testare i telai Fabrizi, la cui gamma è ora tutta disponibile per i test di TennisTaste e a breve saranno pubblicate le recensioni. La gamma attuale è composta da F-95, F-98, S-100, T-100 ed F-104, tuttavia, prima di parlare di come vanno le racchette, ho ritenuto opportuno presentarvi chi ha avuto l’idea, ma soprattutto chi, uno ad uno, realizza le racchette Fabrizi, con una cura spasmodica per i dettagli, estetici, tecnici e soprattutto dinamici. Perché, sia chiaro da subito, le Fabrizi sono racchette che non puntano semplicemente ad essere di alta qualità, ma fondono prestazione e qualità elevate per un’esperienza di alto livello.

fabrizi tennis

Emanuele Fabrizi, è lui l’ideatore e l’ingegnere che fa nascere ogni singolo telaio e che ne controlla ogni aspetto. Ho conosciuto l’ingegnere Fabrizi solo pochi mesi fa e ciò che mi ha subito colpito è stata la capacità di ascoltare e prendere spunto. Ma soprattutto mi ha colpito la passione, che, unita ad una competenza e ad una conoscenza dei compositi assoluta, fa sì che chiunque lo contatti venga supportato come il migliore dei tennisti ATP. Quando Emanuele parla delle sue racchette è sempre un piacere, quando le analizza dal punto di vista dinamico e pensa sempre a come poter dare di più, ma soprattutto è ammirevole l’apertura mentale che lo contraddistingue, nonostante la sua alta conoscenza della materia. Non a caso, dal nostro incontro, ve lo anticipo, è nata l’idea di un telaio che, appena nato, già è uno dei preferiti per chi li ho provato. Si chiama FF-22, ve lo presenterò a breve, ma ora concentriamoci su Emanuele Fabrizi, che ha risposto ad alcune domande sulla sua visione di Fabrizi Tennis e sul come realizza i suoi telai, argomento che in tantissimi mi hanno richiesto di approfondire.

Da dove deriva l’esperienza di Fabrizi nella gestione dei materiali compositi?

Mi occupo di materiali compositi  da circa 20 anni; i primi dieci trascorsi in Lamborghini, i successivi nell’azienda da me fondata, che attualmente realizza importanti componenti strutturali ed estetici per le maggiori case automobilistiche e motociclistiche, sia per applicazioni stradali che per competizioni, vedi MotoGP, F1 e GT.

Come è nato il marchio Fabrizi?

Dal divertimento e dalla voglia di sperimentare; dalla passione per il tennis e dalla provocazione dell’amico maestro Roberto Gitto del CT Follonica. Ad un certo punto, mi sono detto che un attrezzo tanto tecnico e minimale, come il telaio di una racchetta da tennis, meritasse l’applicazione di tutto ciò che la tecnologia dei compositi mette oggi a disposizione. Per fortuna tutti i tessuti più evoluti di Carbonio, Kevlar, Zylon e tanti altri, sono disponibili nelle celle frigo della mia azienda e per fortuna ho due autoclavi a disposizione e tante mani esperte e raffinate delle operatrici che lavorano presso di me.

In cosa differisce una racchetta racchetta Fabrizi dal punto di vista costruttivo?

Più o meno, tutte le racchette tradizionali, comprese, direi, quelle dei professionisti, hanno in comune la stessa tecnologia realizzativa: ovvero multiassiali in matrice carbonio, fibra di vetro per lo più Matt e ciclo di cura in pressa a piani caldi. Ciò che differenzia i modelli è solo il modo con il quale vengono bilanciati i ply book (schemi di laminazione) e la qualità dei materiali che “forse” è migliore per i telai dei professionisti, ma soprattutto hanno in comune che il processo produttivo debba essere veloce e facilmente replicabile, quindi economico. Le nostre racchette sono fatte, come detto, in autoclave, quindi con l’impiego del sottovuoto che estrae ogni inclusione di aria in fase di cura, e con un mix di tessuti evoluti ed estremamente performanti. La grande varietà di tessuti e trame impiegate per la realizzazione dei telai ci permette di scomporre i contributi che ciascuno di essi apporta alle caratteristiche dinamiche. Abbiamo testato circa cinquecento telai diversi e abbiamo compreso come bilanciare la laminazione e quali materiali coinvolgere, in modo da raggiungere il comportamento dinamico voluto. Solitamente ci limitiamo a verniciarla in trasparente (opaco e lucido) proprio per far vedere cosa c’è sotto. Una scelta minimale, ma che ad un osservatore attento comunica più di qualunque altra grafica.

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4 commenti

  1. intervista molto interessante..avevo già letto dal loro sito – attrezzi bellissimi e di altissima qualità..a parte il prezzo ..390 veramente proibitivo- siamo ben oltre le wilson pro lab, le zus…

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