
String Kong Yeti 1.26

In campo, la Yeti 1.26 mostra tutta la sua solidità, quella tipica delle corde agonistiche, che vanno spinte, supportate con il braccio, con il fisico e con il tennis. Non è rigida all’impatto, anzi conserva una bella sensazione di comfort, inferiore rispetto alla Gorill-1, ma comunquen presente e soprattutto ottima, considerando l’estrazione agonistica ed elitaria. Nel panorama attuale delle corde, va paragonata ad una Luxilon 4G, che è il suo naturale riferimento, sia per prestazioni che per durata utile. Il primo aspetto fondamentale, infatti, è che, pur essendo una corda non elastica, presenta una durata in tensione tra le migliori in circolazione ed è davvero difficile trovare di meglio tra i monofili in commercio. Con la Yeti si superano abbondantemente le fatidiche 10 ore in tensione, con una perdita molto contenuta fin dall’inizio. Di fatto, dopo il calo fisiologico post-incordatura, la tensione resta stabilissima e le proprietà vitali dell’armeggio sembrano non finire mai. Se a ciò si associa anche una durata “meccanica” ottima, la Yeti è sicuramente il mono con il miglior rapporto prezzo/durata. Bisogna però considerare anche le doti dinamiche, che non si rivolgono a tutti, anzi, guardano soprattutto agli agonisti, forti, che sanno spingere la palla, lavorarla e necessitano soprattutto di controllo e di feeling solido sui colpi. Sia chiaro, la Yeti spinge forte, ma lo fa sopra una certa soglia di forza impressa, che taglia fuori anche molti agonisti, per i quali sicuramente si addice di più la Gorill-1. Tirando forte, infatti, la Yeti spinge fortissimo, con una potenza e una riserva di potenza notevoli, utili per attaccare e impostare i colpi, ma il braccino paga davvero poco e la parola d’ordine è solidità. Il feeling della corda è di quelli secchi, diretti, connessi alla palla, molto presenti, che si addicono sia alle profilate, per donare controllo, sia alle classiche, per realizzare un piatto stabile, magari utilizzando una tensione più bassa, considerando anche che, come rilevato da Gariele Medri nelle sue officine di Pro-t-one.it, il massimo della resilienza, affondo delle corde, si ottiene tra i 18 e i 22 kg, che resta anche il miglior range per il mix di prestazioni che la Yeti garantisce. Infatti, non c’è solo controllo, ma anche ottime rotazioni, sicuramente da ricercare, ma piuttosto progressive e direttamente connesse ai movimenti applicati alla racchetta. Lo spin si può tranquillamente forzare e anche l’arrotino forte può trarre vantaggio da questo armeggio, perché la traiettoria di uscita è molto arcuata se si ricerca lo spin e il campo si disegna bene. Il controllo direzionale è molto elevato e dona alla Yeti un rigore e una precisione efficaci e sempre presenti, anche sui tocchi, che funzionano bene, ma vanno spinti leggermente. Il braccio deve sempre andare, la Yeti non regala, offre se voi offrite sostanza.
8 commenti
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Differenze sostanziali con la yeti 1.17??
La 1.17 è sempre agonistica, ma meno ostica dal punto di vista fisico e tecnico, anche se offre minori rotazioni massime, ma è più facile generarle. In pratica, il modulo elastico è più presente e c’è più affondo e tempo per gestire la palla.
Fabio mi faresti un confronto tra Tour Player e Yeti
in cosa differiscono pur appartenendo alla stessa famiglia da ciò che ho compreso…
La Yeti è più faticosa, ma ha una resa superiore di spin e grippa di più rispetto alla tour player, che invece ha una spinta maggiore per il principio “elastico” superiore. Sono della stessa famiglia di corde, ma la Tour player ha una gocabilità maggiore. Come tenuta di tensione la yeti fa meglio e, per questo, la consiglio sopratutto in ibrido a chi non è agonista vero.
Ciao Fabio,
vorrei provare sia la Yeti 1.17 che la Orango 1.22 sulla mia Mantis 300PS II in ibrido con il budello 1.30.
Il mio setup di riferimento è StringLab Tournament 1.25 / Budello 1.30 (22/24kg), mi sai dire che tensione adottare?
Grazie
Ciao Francesco, puoi mantenere la stessa tensione che utilizzi attualmente, ma scenderei di un kg con il budello, per sfruttare la spinta facile e l’allungo. un chilo di differenza è più che sufficiente, soprattutto in abbinamento con la Orango.
CIAO…io sono un estimatore da tempi non sospetti (sigh) della YETI 1,17. VOLEVO SAPERE cosa ne pensi ,se le hai provate, SIA L’IBRIDO YETI2 (cioè YETI 1,17 CON YETI 1,26, monofilo con monofilo ….). E poi so che è uscita una NUOVA CORDA dal nome “indicativo” BANANA BITE 1,19 e (…) che sarebbero quanto di meglio (secondo indicazioni di String Kong) ci sia in termini di corde PER UN ECCEZIONALE TOP SPIN …(ovvio, che bisogna saperlo fare, ecc. ecc.). PER CASO LE HAI PROVATE O LE PROVERAI? Sempre grato per gli utilissimi consigli e analisi, ciao luca alias ehiman
Ciao, bentornato. L’ibrido Yeti2 l’ho provato ed è ben pensato perché lascia scorrere meglio le corde, evitando l’impatto tanto massiccio di un full Yeti1.26. Per chi adopera le yeti, o corde simili, è una soluzione interessate. Per quanto riguarda le Banana Bite, le sto provando, più avanti ci sarà la recensione. Per ora posso dirti che la corda ha controllo, feeling e anche una piacevole spinta, soprattutto la 1.19. Come spin, sembano efficaci, i colpi sono belli carichi.