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Mantis Pro 310 III

In campo Mantis Pro 310 III si comporta in maniera egregia, manifestando tutta la sua indole agonistica, ma senza difficoltà estrema o eccessiva massa da muovere. Il cambiamento che Mantis ha operato sulla sua ammiraglia è semplice ed efficace e si tratta di una leggera diminuzione di Swingweight, da circa 323 a circa 316-317 punti, insieme ad un leggero irrigidimento della struttura, che ora fa segnare 66 punti reali al Diagnostic. La strada è chiara, un comprotamento più vivo e reattivo per affrontare un mercato che offre sempre più potenza e prestazioni. Pro 310 III, infatti, nonostante l’inerzia inferiore, riesce a fare decisamente meglio in fase di spinta, certamente non fa nulla di gratuito, ma la nuova reattività offre una maggiore consistenza ai regimi intermedi, con anche un sound più cattivo e, dove la versione II era solida, la III risposnde con maggiore prontezza e facilità generale nel creare velocità della testa. Per certi versi, la Pro 310 III è più facile delle versioni precedenti, soprattutto dal punto di vista fisico, perché non è più molto esigente in fase di spinta e consente un utilizzo con maggiore parsimonia della proprie forze. Il feeling è fedele alle versioni precedenti, quindi molto elevato e diretto sul braccio, ma anche leggermente più secco, con un impatto più presente che sa trasferire molto del comportamento della palla sulle corde e mantiene una connessione assolutamente invidiabile. Perde un po’ di burro, ma recupera un bel po’ di pepe, soprattutto in chiave di spin, dove la Pro 310 III non si fa pregare per lasciar andare colpi molto coperti, qualche volta anche esasperati, con altra disinvoltura rispetto al passato, senza dimenticare la capacità di controllo sui colpi piatti, elemento che resta sostanzialmente invariato e piuttosto presente. Si presenta, quindi, come un telaio molto completo, legato all’azione del braccio, che è libero di muoversi e di fare prestazione, gestendo sia potenza che rotazioni, grazie al combinato di inerzia contenuta, pattern non troppo denso e capacità di esplodere maggiormente all’impatto. Un risultato che dona modernità e duttilità ad un telaio che offre sempre una sensazione classica di impatto, decisa e coinvolgente per la sua capacità di trasferire feedback. Lo sweetspot, poi, è grande, molto grande per la categoria, cosa che semplifica ancora di più la vita nell’utilizzo di un telaio agonistico.

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18 commenti

  1. CIao, mi intriga molto questa Mantis. Se volessi fare un raffronto con la VoCore PRo 97 da 310 grammi, quale trovi più tosta e difficile?
    Quale si adatta meglio a un terza alto?.. 3.5 (intendo) 🙂

    • Sono racchette che condividono praticamente lo stesso livello tecnico, con anche una flessione simile. Tuttavia, se Yonex supporto meglio potenza e spin, con una sensazione della testa più carica, Mantis offre qualcosa di più in maneggevolezza e predisposizione sui colpi piatti, con una sensazione di impatto più ammortizzata per Yonex e più diretta e secca per Mantis. Come livello di gioco, la richiesta tecnica è abbastanza elevata, ma non sono ostiche da muovere, anzi. Da sottolineare che entrambe fanno molto bene e che l’impostazione tra piatto e spin è una impronta, ma sono telai che fanno tutto bene, se c’è il braccione dietro.

    • Mantis Pro 310 III ha uno sweetspot grande per la categoria di racchette e, anche se si parla di un telaio agonistico vero, la tolleranza è molto buona e non induce a sacrifici eccessivi. In recupero, invece, oltre allo sweetspot che aiuta, ha maneggevolezza e solidità, quindi, anche se bisogna dare sempre qualcosa con il braccio, si riesce a muovere veloce nello spazio stretto e a mandare veloce la testa della racchetta per ribattere in emergenza.

    • La Pro Staff CV è più morbida, più attenuata all’impatto, che sicuramente è più sensibile nella mantis, data la purezza di concezione dell’attrezzo. Tuttavia, a fronte di una maggiore tolleranza della Pro 310, la 97 CV sfondera una minore faticosità per dare spinta e spin, grazie al pattern aperto. Mantis fa leggermente meglio sul colpo piatto, mentre in termini di potenza generale si equivalgono.

    • Considerando che sono telai della stessa identica fascia, con anche una rigidità molto simile, sono racchette che esprimono diversità nel feeling e nella tipologia di tennis che desiderano. La Pro Staff prende decisamente meglio le rotazioni ed è più semplice da gestire sulle variazioni, mentre la Mantis offre una sensazione di impatto più solida, ma vuole una ricerca migliore dei colpi, più pulita e necessita di una maggiore spinta del braccio. Come corde, sostanzialmente sono telai che si possono caratterizzare a piacimento a seconda della tipologia di gioco. Eviterei tutti i mono eccessivamente agonistici, perché non sono racchette che spingono da sole e un aiuto in tal senso è sempre ben accetto. Tra i mono, quindi, la tipologia ideale per facilitare le due racchette è quella della Magic String Projetc, ma anche Armour Soft per lo spin, oppure Volkl V-star. Come calibri, sulla mantis starei su 1.20 e su Wilson fino a 1.5 per il pattern più largo. Tuttavia, l’ibrido rende meglio, specie sulla Wilson, perché un mono più solido lascia sentire meglio l’impatto. Quindi, innanzitutto ibrido o multi, mentre il mono solo se capace di spinta e snapback.

  2. Buona sera Fabio, potresti farmi un paragone fra questa mantis e la 315. Quale pensi possa essere più adatta ad un gioco classico, piatto e qualche toppone eseguito da fouri campo per recupero posizione, rovesco mono mano , diversi back e diverse discese a rete, servizio soprattutto in kick.
    Grazie.
    Ciao

    • La differenza che passa tra la Pro 310 e la 315 PS è esattamente la stessa tra un fioretto e una mazza ferrata. Al di là delle metafore, la Pro offre il meglio nel gioco fluido, sensibile, da controllo, controbalzo e botte piatte e poco coperte, mentre la 315 è un telaio che fa sfondamento puro in linea frontale, con una buona propensione a caricare la palla di Spin per pesantezza, più che per topponi. Va detto, poi, che la Pro è molto maneggevole e si può compensare con il braccio in spinta, mentre la 315 va sostenuta sempre ed ha ben altro livello di faticosità e di forza necessaria, pur tirando molto più forte e anche da più lontano. Il gioco che descrivi lo puoi fare con entrambe, ma le dovute differenze di stile sopra descritte.

    • Ha qualche similitudine con la 315, per via della polarizzazione, ma spinge un po’ meno ed è indubbiamente più maneggevole, oltre ad offrire uno spin più marcato.

  3. In base alla tua esperienza in campo di racchette, seconda veramente a pochi se non pochissimi, ci sono altri telai che mi consiglieresti di testate in base al tipo di gioco che ti ho descritto????

  4. …. Scusa dimenticavo di indicarti il livello di gioco… Io non faccio tornei e quindi non ho classifica ma mi alleno regolarmente con amici da 4.2 a 3.5 ….. Mi dicono che ho tecnica e braccio ma mi manca la tenuta fisica

    • Considera che “prestazione” vuol dire tante cose e un telaio generalista tende ad offire una prestazione a tutto tondo. Quanto ai telai da controllo, il profilo sottile è già un buon indicatore, poi va scelto, con buona autocritica, il livello di inerzia, il bilanciamento e il pattern. Senza esagerare, come telai ca controllo, intorno ai 300 grammi, hai Pro Kennex Q+Tour, MXG1, Donnay X-penta Silver e via dicendo.

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