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La qualità delle racchette

Uno dei termini più usati, quando si parla di racchette da tennis, è “Qualità”. Quando non si sa cosa dire di una racchetta, si tira fuori la qualità, come a dire “comprala, è buona!”. Ma la parola Qualità, associata ad un telaio, vuol dire tutto e niente, soprattutto se adoperata in maniera generica.

Per questo motivo, da una discussione con il mio buon amico, e grande esperto, Raffaello Barbalonga, è nata l’idea di approfondire e dare una definizione di questo termine, che non ha nulla a che fare con la prestazione o con il feeling e nemmeno con la potenza. Pertanto, una racchetta qualitativamente superiore ad un’altra potrà essere anche meno sensibile, meno potente e, più generale, potrebbe avere prestazioni generali inferiori.

La qualità, poi, spesso viene ricondotta al concetto di tolleranze delle specifiche dichiarate e, anche in questo caso, non è del tutto esatto, perché è solo una piccola parte del discorso, che comprende innanzitutto i materiali adoperati, la corrispondenza tra prestazioni dichiarate e prestazioni reali, oltre che la capacità dell’attrezzo di mantenere immutata la sua prestazione nel tempo o, per meglio dire, la durevolezza del comportamento dinamico nel lungo periodo.

Altra credenza popolare è che una racchetta classica abbia più qualità di una profilata. Niente di più sbagliato, non sono concetti interconnessi ed anzi un telaio profilato è frutto di una maggiore ingegnerizzazione per la realizzazione di un fusto più ampio, con soluzioni tecniche più evolute. E anche lo studio dietro ad un telaio rientra nel concetto di qualità.

Non vi fermate all’apparenza e non vi fidate mai di chi parla solo di qualità, perché questa il più delle volte non è percepibile nella dinamica e nella prestazione.

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