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Artengo fa la voce grossa con il Progetto Artech

L’immagine di un prodotto è tutto, o forse quasi, perché in alcuni settori, come quello delle racchette da tennis, bisogna che si percepisca la qualità e la resa dei materiali proposti. Pochi giorni fa ho sentito di un progetto ambizioso, lavorare sull’immagine dei prodotti Artengo, il marchio Decathlon dedicato al tennis, attraverso la scelta di materiali di qualità e la definizione di prodotti sulla base dei test in campo. Non un’avventura facile, ma lo studio del prodotto è già stato finalizzato e i test praticamente conclusi. Ciò significa che i prototipi sono già pronti e sperano di poter entrare un giorno ufficialmente nel mercato italiano. L’equipe di Modena capitanata da Raffaello Barbalonga, un grande esperto di evoluzione delle racchette nella storia, ma soprattutto di tecniche costruttive della grafite, porta avanti da qualche anno una ricerca il cui scopo è quello di valorizzare la tecnicità dei servizi e delle competenze nel comparto tennis. In relazione a queste considerazioni, non potevo esimermi dal chiedergli come stesse procedendo e quali fossero gli out-put, perché il progetto mi piace, è ambizioso ed ha a che fare con il tennis giocato, quello dedicato agli appassionati.

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Raffaello Barbalonga davanti alla sua famosa rastrelliera di telai storici

Come nasce il Progetto? Qual è il principio ispiratore?

Il progetto Artech nasce dalla necessità di scollegare il marchio Artengo dalla percezione di prodotto economico, come viene ingiustamente etichettato. Ci stiamo concentrando sul vero fruitore del prodotto, l’appassionato, che ha esigenze diverse rispetto al professionista e che vuole, allo stesso tempo, un telaio di qualità, giocabile, solido e appagante su tutti i fronti.

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Qual è l’obiettivo? Cosa volete realizzare con le nuove Artech?

L’obiettivo è unico, fornire un prodotto sviluppato in campo, con e per gli appassionati di tennis, che piaccia per la resa e che sia soddisfacente anche a livello estetico, con scelte cromatiche che ricalchino il carattere agonstico delle nuove racchette. Allo stesso tempo, la base di partenza è quella di offrire una prodotto di qualità, per materiali impiegati e comportamento dinamico, e per questo abbiamo sviluppato un prodotto che non è votato all’economia, ma alla prestazione. In poche parole, abbiamo voluto realizzare le Pro Stock di Artengo, materiali di qualità e telai messi a punto da una squadra di tecnici.

A parte te, chi ha lavorato al progetto?

In Decathlon Modena si è creato una sorta di laboratorio dove facciamo ricerca e sviluppo e privilegiamo i servizi tecnici come l’incordatura e la customizzazione. In questa direzione abbiamo presto coniugato le nostre progettualità con il know how di Pro-T-One, dell’Ing. Gabriele Medri, dando vita a tante idee nel cassetto. Parallelamente é nato il gruppo ”Quindicizero” che si occupa di eventi che hanno l’obiettivo di dare consapevolezza al tennista contemporaneo.

Dal punto di vista delle racchette, da dove siete partiti?

Il tutto è cominciato quando ho visto come fossero all’interno le nuove Artengo TR990. Completamente piene e con la balsa e core foam, una manifattura assolutamente di alto alto livello. Mi sono chiesto quanto costasse produrre un telaio di quel genere. Le ho fatte analizzare a Gabriele Medri ed anche lui è rimasto di stucco. In effetti l’aspetto tecnologico di questi telai era troppo in ombra. Ho chiesto in azienda e mi hanno fatto parlare direttamente col capo prodotto a Shenzhen. Lui mi ha confermato che i prodotti erano realizzati con stuoie complesse, non semplici plain wave, ma twill di origine Japan, i migliori in circolazione. A quel punto abbiamo pensato che forse era giusto evidenziare questi prodotti ingiustamente etichettati come ”economici”.

Materiali di qualità, ma su quali telai li avete applicati?

Abbiamo fatto diverse prove e sono in arrivo altri telai definitivi, ma per ora posso dirti che il telaio che presenteremo a breve è basato su uno stampo H21, 97,5 pollici, già presente nella linea Artengo, sotto il nome di TR930, ma non valorizzato a dovere. Si tratta di una racchetta boxed beam, dal gusto classico e agonistico, pastosa e stabile, con un dato di flessibilità pari a 57 punti Ra, che garantisce quella sensibilità dell’attrezzo, che gli appassionati vogliono ritrovare nel proprio telaio. Abbiamo allo studio, poi, un modello profilato, per coprire la fascia di utenti che ricercano un telaio, sempre di qualità, ma più facile da gestire.

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Riguardo al peso della racchetta, cosa avete scelto?

Tre pesi diversi, 305, 315 e 325, di cui l’ultima è denominata “Nos”, per l’effetto spinta che consente la massa del telaio.

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Quindi, state tentando anche di cambiare l’appeal del marchio, ma l’estetica del prodotto?

Esatto. Abbiamo ridefinito i parametri di un telaio che sarebbe stato pienamente degno del mercato,  ma forse a causa di alcuni particolari, non era stato apprezzato. Abbiamo lavorato sulle caratteristiche tecniche e dinamiche, quelle che devono costituire il vero appeal del prodotto e che devono rappresentare il motivo di scelta di una racchetta rispetto ad un’altra. Ovviamente, abbiamo rivisitato anche il look, con delle livree più austere e meno vivaci, perché l’estetica deve trasmettere quel senso di agonismo per cui è stata creata. Ho avuto modo di far vedere le nuove racchette ad alcuni clienti e subito mi hanno chiesto se potessero acquistarle.

Considerando il lavoro che c’è dietro al progetto Artech e i materiali adoperati, il prezzo non sarà in linea con lo spirito Decathlon?

Assolutamente, qualora il progetto prendesse vita commerciale, il prezzo resterebbe contenuto, ben oltre ogni aspettativa e nella filosofia del brand. Questo è un segnale che dovrebbe far riflettere gli appasionati sul rapporto qualità/prezzo dei prodotti che acquistano. 

 

 

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4 commenti

  1. Non nascondo che ebbi modo di dire in Decathlon che la parola ‘Artengo’ era bellissima nella sua prima parte, ma terminava con qualcosa che almeno in italiano ‘rovinava’ il tutto

  2. Ciao
    sono nuovo e gioco da un annetto, oggi ho una Head Extreme MP ma penso non sia molto adatta: ho ovviamente lacune tecniche e mi piace provare il colpo piatto forte. Per cambiarla consiglieresti una Artengo TR 960 o TR990 Pro?
    O eventualmente una Wilson 100S CV (che trovo in offerta) ?
    Grazie

    • Ciao e benvenuto nel Blog.
      Purtroppo le Artengo non le ho provate e non posso rispondere in maniera sensata a questa domanda. Per quanto riguarda, invece, la 100S, è un telaio tecnico e abbastanza pesante, con una testa piuttosto piena, non adatto a neofiti e amatori, anche per la richiesta di swing piuttosto veloce e ampio.
      Dovresti pensare ad un telaio all-round che ti consenta di giocare in semplicità, qualcosa come Pure DRive, Ezone 100, Wilson Clash e magari nelle versioni da 205 grammi, Clash a parte per il suo bilanciamento arretrato. Al momento, infatti, dovresti fare in modo che il telaio ti aiuti il più possibile nello scambio, lasciandoti giocare con tranquillità e concentrandoti solo sulla tecnica e sul movimento.

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